CENNI STORICI SU "La Spogliazione"

 

Cristo è giunto sul Golgota e da lì a poco verrà inchiodato alla croce.

Il corpo martoriato del redentore viene spogliato delle poche vesti che lo avevano coperto.

Questo Sacro Gruppo venne inizialmente affidato ai fruttivendoli, come sancito dal primo atto rogato da Gaspare Maria Guarnotti, il 17 maggio 1772.

Si ritiene che, poiché i fruttivendoli in quell'anno ottennero il loro attuale gruppo, dal 1788 il "Mistere della Denudazione di Cristo" venne affidato alle cure dell'allora fiorente maestranza dei bottai (ars cupariorum).

L'affidamento durò fino al 1965, anno in cui, il gruppo abbandonato dai bottai per causa dell’estinzione della maestranza, venne affidato verbalmente dall'Ente Provinciale del Turismo all'attuale maestranza dei Tessili e Abbigliamento, nel 1966.

Gli stessi, il 29 Ottobre del 1987, si costituirono in "Comitato Promotore Gruppo Sacro La Spogliazione", per la cura, la conservazione e la preparazione del Gruppo Sacro alla Processione del Venerdì Santo.

Il 3 Novembre 2020, nasce una nuova associazione denominata: "Associazione Gruppo Sacro La Spogliazione ETS", in sostituzione al vecchio "Comitato", diventato ormai obsoleto per il riconoscimento e tutela delle associazioni.

L'opera scultorea è ancora quella originaria di Domenico Nolfo, ispirata all'episodio narrato dai vangeli.

La scena si compone di quattro personaggi, la cui anatomia è parte dinamica dell'insieme.

Al centro della scena spicca la figura del Cristo, il cui corpo è coperto da una tunica inconsutile (senza cuciture), ma il torace, di un’impressionante anatomia, scarno e macilento, ancor più del volto, riesce ad infondere un profondo senso di dolore e di tristezza.

Grande perizia scultorea è stata posta dall'autore, anche all'anatomia quasi perfetta del giudeo che si appresta a denudare il Cristo. Evidente il grosso neo sul naso del soldato posto alle spalle del Nazareno.

Mentre, la plastica posa d'attesa del tribuno prelude al destino di quelle vesti, che saranno giocate a sorte con i dadi.  

Nel 1902, Antonino Giuffrida operò un restauro al solo Cristo, conservando l'opera originale.

La vara di stile barocco su cui è posta l'intera scena è impreziosita da quattro puttini, uno ad ogni angolo della vara, risalente agli anni trenta.

Tra i suppellettili d’argento presenti sulle statue, spiccano le preziose bandoliere lavorate a sbalzo, i  pennacchi dei soldati, le spade, la corona di spine e l'aureola del Cristo.

Vi è poi, il prezioso bastone, realizzato in robusta lamina d'argento nel 1906, su commissione dei bottai dello stabilimento vinicolo D'Alì e Bordonaro.

Recente è invece la croce, realizzata nel 1990, dall'argentiere palermitano Antonio Amato.